La 52ma edizione di Vinitaly ha registrato un numero sempre più alto di espositori, professionisti di settore e buyer stranieri, innovando con un catalogo on-line e puntando sull’internazionalizzazione. Eccellenze gastronomiche in degustazione negli spazi di ‘Sol&Agrifood’, ristoranti e pizzerie sold out a Verona e dintorni grazie a ‘Vinitaly and the City’
Edizione dopo edizione, il Vinitaly di Verona è diventato un appuntamento imperdibile per tutti i soggetti e le aziende interessate e ci sono già due correnti di pensiero contrapposte, da una parte coloro che saluterebbero con soddisfazione una durata più lunga della kermesse (di uno o più giorni), per poter visitare con più calma e attenzione anche i padiglioni riservati a ‘Sol&Agrifood’ (manifestazione dedicata alle eccellenze agroalimentari) e a ‘Enolitech’ (rassegna dedicata agli accessori e alle tecnologie per la filiera oleicola e vitivinicola), dall’altra chi ritiene sufficienti i classici quattro giorni e sarebbe favorevole ad un’edizione con cadenza biennale. Quel che è certo è che la 52ma edizione appena conclusa ha segnato un ulteriore passo in avanti verso un’organizzazione perfetta e ogni anno più ricca di iniziative e strategie che spingono verso l’internazionalizzazione della fiera dedicata al mondo del vino seconda solo al Prowein di Dusseldorf.
L’impegno di Vinitaly e Veronafiere in tal senso è riscontrabile in una serie di eventi e servizi proposti durante l’intero anno, a cominciare da ‘Vinitaly International’ (braccio strategico di Vinitaly e ambasciatore del vino italiano nel mondo che favorisce la comunicazione e la collaborazione tra i produttori italiani di vino ed i rappresentanti dei principali mercati internazionali), ‘Vinitaly International Academy’ – V.I.A. (progetto educativo operativo dal febbraio 2014 e voluto da Stevie Kim – Managing Director di Vinitaly International – e da Ian D’Agata – Direttore scientifico di V.I.A., con l’obiettivo di semplificare la grande diversità delle varietà italiane di uva, spiegando, divulgando e diffondendo le caratteristiche del vino italiano nel mondo), ‘Vinitaly Wine Club’ (piattaforma dedicata al vino italiano che si occupa di sviluppare collaborazioni dirette con le più famose cantine italiane ed i nuovi produttori emergenti), ‘Wine2Wine’ (il forum sul business del vino, organizzato da Veronafiere e Vinitaly in collaborazione con Federvini, Unione Italiana Vini e Ice – Agenzia del Governo italiano per la promozione all’estero delle imprese italiane, al cui vertice è stato nominato Michele Scannavini) e finendo con ‘Opera Wine’ (esclusiva degustazione degli oltre 100 migliori vini italiani selezionati dagli esperti di Wine Spectator e che si tiene ogni anno, alla vigilia di Vinitaly, presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona; sabato 14 aprile hanno fatto il loro ingresso prestigioso nel Grand Testing 13 nuove aziende vitivinicole e, come special guest, è stato invitato l’ambasciatore americano Lewis M. Eisenberg).
Da quattro anni ad oggi, grazie al progetto ‘Vinitaly and the City’ è stato possibile far diminuire in fiera la presenza dei wine lover, proponendo loro svariati eventi in città e dintorni (Bardolino, Soave, San Martino Buon Albergo) e riservando una maggiore attenzione agli operatori professionali attraverso un vaglio approfondito dei profili. Questo per andare incontro proprio alle richieste di molti buyer stranieri che lamentavano la presenza di visitatori, soprattutto molto giovani, che si recavano di stand in stand con l’unico scopo di assaggiare quanti più vini possibile, creando così situazioni imbarazzanti per i produttori espositori ed ostacolando, di fatto, gli incontri commerciali. Tale progetto ha permesso di evitare l’affollamento agli ingressi di Veronafiere (e di conseguenza favorire una miglior circolazione e un maggior controllo tra le tante corsie all’interno dei padiglioni) di ben 35mila wine lover e appassionati. Il risultato vantaggioso è riscontrabile nei numeri: già dallo scorso anno i visitatori selezionati sono stati 128mila contro i 150mila del 2015 e contemporaneamente è aumentata la percentuale di visitatori esteri del 38% sul totale, con 32mila buyer accreditati (+ 6% rispetto al 2017) da 143 nazioni. Un risultato ottenuto grazie ai continui investimenti nell’incoming da parte di Veronafiere, selezionando operatori top attraverso la rete dei propri delegati in 60 paesi e con la collaborazione di ICE-Agenzia nell’ambito del piano di promozione straordinaria del made in Italy, voluto dal Mise (Ministero dello sviluppo economico).
A Veronafiere per quattro giorni presenti oltre 4.380 aziende espositrici (130 in più dello scorso anno) da 36 paesi e più di 15.100 vini proposti tramite l’innovativo strumento della Vinitaly Directory online, in lingua italiana, inglese e cinese per favorire contatti commerciali tutto l’anno. L’International Wine Hall (presso il padiglione D) ha ospitato aziende provenienti da varie parti del mondo, dall’Europa al Sudamerica, dall’Australia agli Stati Uniti, all’Azerbaijan, con due nazioni new entry, Croazia e Georgia (registrando una crescita del 50%) mentre nel padiglione 8 si sono potuti degustare i vini biologici, biodinamici e artigianali del VinitalyBio, del ViViT (Vigne Vignaioli Terroir) e della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).
Causa lo stallo politico ancora in corso, è stata un’edizione inaugurata senza un nuovo Ministro dell’Agricoltura (presenti l’ex ministro Maurizio Martina, Andrea Olivero, viceministro delle Politiche Agricole e Paolo Gentiloni, ministro dell’Agricoltura ad interim) ma alcuni personaggi politici non hanno perso l’occasione di partecipare alla cerimonia inaugurale svoltasi nella mattinata di domenica 15 (la neo Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, il Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Legnini, l’europarlamentare Paolo De Castro, Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini, Giorgia Meloni), oltre a presenze istituzionali quali il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il Presidente della provincia di Verona Antonio Pastorello, il sindaco di Verona Federico Sboarina, il Presidente e il Direttore Generale di Veronafiere Maurizio Danese e Giovanni Mantovani, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca). I due big Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno visitato nel pomeriggio alcuni stand nei vari padiglioni, circondati da una folta schiera di forze dell’ordine, uomini della security, fan e curiosi.
Queste le parole pronunciate da Maurizio Danese in apertura di cerimonia: “Il vino è il frutto della terra. E di molto lavoro dell’uomo. Per farlo ci vuole amore, impegno, passione. Da oltre mezzo secolo, Vinitaly racconta questa passione. E oggi, insieme ai padri fondatori del vino italiano e di Vinitaly, ci sono le generazioni che scriveranno la storia dei prossimi 50 anni. Per questo l’edizione del Cinquantesimo è stata l’occasione per progettare il futuro, partendo dalla nostra esperienza nel settore. Quest’anno Fiera di Verona festeggia i 120 anni di attività. Un anniversario a cui arriviamo dopo la trasformazione in società per azioni, accompagnata da un piano industriale che prevede investimenti rilevanti. Innovazione digitale, infrastrutture, analisi dei mercati e sviluppo internazionale: sono alcune delle linee di sviluppo che abbiamo individuato per il nostro futuro. La nuova forma giuridica ci consente di muoverci con più rapidità, così da cogliere le opportunità di crescita in una economia liquida e in continuo cambiamento. Per capire a fondo come si strutturano i mercati dei settori che rappresentiamo con le nostre rassegne, approfondiamo gli scenari e costruiamo ponti. Vogliamo favorire in ogni modo la presenza in forma aggregata del made in Italy sui mercati mondiali. Come nel caso del vino. L’ampio progetto di ricerca “Il futuro dei mercati, i mercati del futuro” di Vinitaly-Wine Monitor Nomisma ha proprio questo obiettivo. Analizzare il posizionamento dell’export di vino italiano e dei competitor negli ultimi 10 anni, per cogliere le tendenze di consumo e di crescita dei principali mercati target nei prossimi 5”.
Da parte sua, invece, Giovanni Mantovani ha dichiarato: “La crescente presenza di professionisti all’edizione 2018 testimonia il consolidamento del ruolo b2b di Vinitaly a livello internazionale, con buyer selezionati e accreditati da tutto il mondo. La top ten delle presenze assolute sul totale vede primi gli Stati Uniti d’America seguiti da Germania, Regno Unito, Cina, Francia, Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca), Canada, Russia, Giappone, Paesi Bassi insieme al Belgio. Paesi che presidiamo durante tutto l’anno anche attraverso il sistema Vinitaly e con Bellavita Expo (con sede a Londra, ndr), la società compartecipata (al 50%, ndr) con Fiera di Parma attraverso la new.co V.P.E. (Verona Parma Exibitions, ndr.). Nel corso di questa edizione abbiamo presentato anche la nuova iniziativa Wine South America, in programma a settembre di quest’anno nello stato di Rio Grande do Sul”. E ancora: “Potenzieremo la nostra presenza internazionale e il made in Italy nel mondo attraverso altri importanti eventi in sette piazze strategiche: Londra, Chicago, Toronto, Città del Messico, Amsterdam, Varsavia e Bangkok. Ma soprattutto riserveremo una particolare attenzione al canale distributivo su cui è più focalizzato Bellavita e che noi riteniamo indispensabile: l’Horeca”.
Il Governatore del Veneto Luca Zaia si è detto stupito del fatto che in Italia, nelle carte dei vini, si continua a inserire dei vini francesi, non capendone il motivo; ha ricordato la candidatura del territorio della Valpolicella a Patrimonio Unesco e ha partecipato al brindisi per il primo anno della Doc ‘Pinot Grigio delle Venezie’, obiettivo fortemente voluto da Zaia alla pari della Doc del Prosecco.
Quanto ai mercati esteri che nei prossimi anni rappresenteranno il trend di maggior consumi, sono stati analizzati e individuati quello cinese con un +38.5% (in Cina ci sarà un grande popolamento delle città per via del trasferimento di moltissimi abitanti che oggi vivono nei centri più piccoli, con conseguente stima della crescita del Prodotto interno lordo superiore del 10.6%), quello russo con un +27.5% (il ceto benestante arriverà a rappresentare un quarto dell’intera popolazione), quello americano con un +22.5% (si prevede un aumento del Prodotto interno lordo pro capite di ben 10mila dollari, da 60mila a 70mila) e quello giapponese con un +10%.
Vinitaly 2018 ha rappresentato l’occasione migliore per il festeggiamento dei 50 anni di importanti denominazioni, come quella del Montepulciano d’Abruzzo, del Rosso Piceno, di Torgiano, del Verdicchio dei Castelli di Jesi, ma anche del primo anno della Doc Pinot Grigio delle Venezie, di cui domenica 15 aprile è stato ufficializzato il nuovo logo, rappresentato dal caratteristico ferro a tre denti della gondola veneziana che rappresentano le tre regioni in cui si produce il vino tipico della denominazione: il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Trento.
Rimanendo in ambito di ricorrenze, un brindisi speciale ha festeggiato i 30 anni dell’associazione ‘Le Donne del Vino’, fondata da Donatella Cinelli Colombini, storica Presidente.
Tra le cantine abruzzesi si è distinta quella di Tenuta Oderisio di Monteodorisio (in provincia di Chieti) sotto la guida di Mario Di Candilo e della giovane figlia Simona, tra le più giovani vignaiole abruzzesi presenti a Vinitaly e prossima alla laurea in enologia.
Ha spento le 50 candeline anche il Consorzio per la Tutela del Franciacorta che lunedì 16 ha organizzato una tavola rotonda dal titolo ‘Il contributo della Franciacorta alla ricerca scientifica in Viticoltura: il ruolo positivo del vigneto nella riduzione delle emissioni di gas effetto serra, nuove acquisizioni sull’epidemiologia del Legno nero, uso di piante nettarifere’.
Alcune aziende vitivinicole hanno poi presentato delle nuove etichette, delle edizioni speciali o un particolare metodo di vinificazione. Ricordiamo la nuova interpretazione del Metodo Classico da uve di Lambrusco di Sorbara (84 mesi di affinamento sui lieviti) e due novità della linea ‘Il Mattaglio’ (Brut e Rosè a base di Chardonnay e Pinot Nero) oltre al ‘Brut Rosso’ (in vendita dal 21 aprile 2018) di Cantina della Volta del produttore Christian Bellei di Bomporto (MO).
Presentata in anteprima mondiale al Vinitaly la nuova linea di vini ‘Stilema’ di Piero Mastroberardino di Atripalda – AV (da uve Fiano di Avellino prodotte nell’annata 2015, fermentate per il 90% in acciaio e un 10% in barrique, con oltre 24 mesi di permanenza sui lieviti).
E ancora, l’Epokale, un Gewurztraminer prodotto dalla Cantina Cooperativa Tramin seguendo un metodo risalente a 200 anni fa, ossia in modo abboccato ma con un residuo zuccherino marcato. La specialità di questo vino è dovuta al fatto che viene lasciato fermentare in una cantina ricavata nella miniera di Monteneve nella Val Ridanna (Alto Adige), a 450 metri di profondità, con un tasso di umidità pari al 90%, una temperatura costante di 11 gradi e una pressione atmosferica pari a quella esterna. La prima annata messa in commercio è del 2009 con 6mila bottiglie iniziali e un residuo zuccherino di 107 grammi per litro che stupisce per la sua facilità di beva ma anche per una buona acidità e freschezza (il Gewurztraminer Nussbaumer, uno dei vini più conosciuti della Cantina Cooperativa Tramin, ha un residuo pari a 8 grammi per litro).
Tra le degustazioni più esclusive, sono andati sold out già molti giorni prima dell’inizio di Vinitaly i Grand Testing tenuti da Daniele Cernilli (Doctor Wine) e quelli di aziende vitivinicole blasonate del calibro di Allegrini, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Emidio Pepe e Ferrari Trento Doc. Quanto alle prime due, nel corso del tempo la produzione dell’Amarone ed i pensieri che la governano si sono generalmente evoluti, come è naturale per un vino che è storia, progetto e passione. L’evoluzione dello stile Allegrini ne segna, con assoluta evidenza, la sua identità, riconoscibile ed amata nelle otto annate eccezionalmente proposte nella batteria in degustazione (1997, 2000, 2003, 2004, 2005, 2010, 2011, 2014).
Il 30mo Seminario Tecnico di Masi Agricola al Vinitaly è stata l’occasione per un significativo bilancio sul contributo dato dal Gruppo Tecnico Masi alla vitivinicoltura delle Venezie in tre lustri di ricerche. La cantina Masi prende il nome da ‘Vaio dei Masi’, la valle che a fine Ottocento venne acquistata dalla famiglia Boscaini. Lunedì 16 una grande degustazione orizzontale–verticale ha messo in luce le peculiarità dell’Amarone e l’evoluzione tecnico-scientifica che ha trasformato in 30 anni il Rosso della Valpolicella in uno dei vini simbolo del Made in Italy nel mondo.
La degustazione di otto annate è stata condotta da Ian D’Agata (Direttore Scientifico di ‘Vinitaly International Academy’) e ha avuto come protagonisti due cru emblematici dell’Amarone Masi: ‘Vaio Amaron’ di Serego Alighieri (da uve coltivate nei vigneti di Casal dei Ronchi, nel cuore della Docg Amarone della Valpolicella di proprietà – dal 1353 – dei discendenti del sommo poeta Dante)
e ‘Mazzano’ (prodotto dall’omonimo vigneto particolarmente vocato e già noto dal XII secolo per le sue qualità tipiche della zona Classica della Valpolicella).
- ‘Vaio Armaron’ Serego Alighieri 1988
- ‘Mazzano’ Cantina Privata Boscaini 1988
- ‘Vaio Armaron’ Serego Alighieri 1995
- ‘Mazzano’ Cantina Privata Boscaini 1995
- ‘Vaio Armaron’ Serego Alighieri 1997
- ‘Mazzano’ Cantina Privata Boscaini 1997
- ‘Vaio Armaron’ Serego Alighieri 2007
- ‘Mazzano’ Cantina Privata Boscaini 2007
Anche il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha festeggiato i 30 anni della Docg (la prima Docg d’Italia) e la degustazione di lunedì 16 è stata particolarmente ricca, con le annate prodotte in tre decenni: 1985-1995, 1995-2005, 2005-2015. Marchesi Antinori ha portato in degustazione due etichette dell’annata 2015: ‘Guado al Tasso’ Bolgheri DOC Superiore e ‘Cont’Ugo’ Bolgheri DOC.
‘The Doctor Wine Selection’, a cura di Daniele Cernilli, ha dato l’opportunità a molti di conoscere ottimi vini italiani, sia rossi che bianchi, bollicine comprese, attraverso una serie di dieci degustazioni su invito, dai seguenti titoli: ‘Le Bollicine italiane da avere in cantina’, ‘Rossi diversi ma uguali e il vino dolce più buono d’Italia’, ‘Sulla Via dei Bianchi’, ‘Il Sangiovese e la Toscana’, ‘L’arte di scegliere un Chianti’, ‘Le isole di terra e di mare’, ‘L’incredibile abbinabilità dei rossi toscani’, ‘Trentino, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia: i vini di montagna’, ‘Il Sud che stupisce sempre di più!’, ‘Panoramica piemontese’.
Martedì 17 aprile, presso la Sala Argento1 del Palaexpo, si è rinnovata la collaborazione tra Veronafiere e WRT (‘Wine Research Team’, nata come brand durante la vendemmia del 2012 sotto la guida tecnica di Riccardo Cotarella, costituita come associazione nel giugno 2014 e composto da 25 aziende vitivinicole rappresentanti dell’intero territorio nazionale, con l’obiettivo, attraverso la ricerca scientifica, di produrre vini ancora più buoni e sani) per portare a Vinitaly 2018 una particolare degustazione, che vede protagonisti vini provenienti da diverse parti del mondo. Oltre a prestigiose produzioni italiane, sono stati assaggiati ed esaminati vini da Francia, Giappone, Palestina, Romania, Russia e Stati Uniti d’America, tutti seguiti dall’enologo, viticoltore e consulente Riccardo Cotarella (proprietario della Falesco di Orvieto, nonché attuale Presidente di Assoenologi). La degustazione è stata condotta da: Riccardo Cotarella, Ian D’Agata, direttore scientifico della ‘Vinitaly International Academy’ e Luciano Ferraro, giornalista del Corriere della Sera.
Da segnalare anche la degustazione organizzata dalla famiglia Ceretto che rappresenta da sempre una delle punte di diamante dall’enologia italiana e con i suoi grandissimi vini ha conquistato i mercati e i palati di tutto il mondo. La Ceretto si è contraddistinta negli anni soprattutto per un lavoro sapiente e certosino di identificazione dei più grandi cru di Barolo e Barbaresco, tanto che oggi è tra le pochissime case di Langa che può vantare possedimenti in alcune delle vigne più storiche e qualitative in assoluto: fra le tante, Cannubi San Lorenzo in Barolo, Prapò a Serralunga d’Alba e Asili a Barbaresco. Mercoledì 18 aprile Ian D’Agata è stato il relatore della degustazione di cinque prestigiose etichette: Barbaresco Bernadot 2014, Barbaresco Asili 2014, Barolo Prapò 2014, Barolo Bricco Rocche 2008, Barolo Cannubi San Lorenzo 2008.
Una standing ovation in sala ha salutato lunedì 16 l’esclusiva verticale dei vini dell’iconico Emidio Pepe, il Maestro del Montepulciano e del Trebbiano d’Abruzzo, conosciuto e apprezzato in Italia e in oltre 40 paesi del mondo. Il famoso vignaiolo abruzzese con la coppola ha partecipato alla degustazione condotta da Jeffrey Porter (Wine Manager del gruppo Batali&Bastianich), insieme alle figlie del signor Pepe Daniela, Sofia (enologa) e alle nipoti Chiara (Export Manager) e Gaia.
Le annate proposte in batteria sono state le seguenti: 1967-1977-1987-1997-2007 e 2017. Il vino di quest’ultima annata non è stata ancora imbottigliato, per cui è stato prelevato direttamente dalla vasca in cantina.
Sempre lunedì 16 aprile, presso la sala conferenze dell’area istituzionale della Regione Puglia, si è svolto un importante dibattito sul tema dei cambiamenti climatici e le loro ricadute sulla viticoltura, moderato dalla giornalista Monica Caradonna e organizzato da ‘deGusto Salento’, l’associazione dei produttori di Negramaro presieduta da Ilaria Donateo che, già prima di Vinitaly, ha dichiarato: “Non ci si deve far trovare impreparati difronte a questa evoluzione ed è per questo che con la collaborazione di Slow Wine Italia e di Epson meteo, con il coinvolgimento di Maurizio Gily, agronomo e collaboratore di Slow Wine, e con Daniele Izzo, ricercatore e metereologo specializzato in viticoltura per Epson meteo, sarà affrontato in maniera scientifica un tema con rilevanza pratica ed economica”. Al dibattito sono interventi Fabio Giavedoni e Francesco Muci (rispettivamente curatori della Guida Slow Wine Italia e Puglia) e Luigi Latini (Amministratore delegato di Epson).
Martedì 17 aprile, invece, nella stessa area istituzionale, è stata ufficializzata la prima uscita del nuovo soggetto costituito dai cinque Consorzi di Tutela italiani con la maggiore vocazione a produrre vini rosati: Chiaretto di Bardolino, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte rosato e Salice Salentino. Un’alleanza caratterizzata da quella che sarà un’azione strategica per unire l’Italia da Nord a Sud nel nome del Rosato; “Una grande sfida nella quale la nostra associazione ha sempre creduto e che finalmente diventa un progetto condiviso con un taglio sicuramente promozionale ma anche culturale”, ha dichiarato Ilaria Donateo. A moderare la presentazione ufficiale c’era Francesco Muci (curatore della Guida Slow Wine Puglia) e sono intervenuti, oltre alla Donateo, Damiano Reale (presidente del Consorzio del Salice Salentino), Alessandro Luzzago e Carlo Alberto Panont (presidente e direttore del Consorzio Valtènesi), Franco Cristoforetti e Angelo Peretti (presidente e direttore del Consorzio del Chiaretto di Bardolino), Valentino Di Campli (presidente del Consorzio Cerasuolo d’Abruzzo) e Sebastiano De Corato in rappresentanza del Consorzio della DOCG di Castel del Monte.
Una delle novità di Vinitaly 2018 è stata la SSA (Sakè Sommelier Association), presente nell’International Wine Hall (Pad. D), che ha organizzato un’interessante degustazione di quattro sakè introdotta da un breve corso introduttivo e replicata durante i quattro giorni. In 45 minuti sono stati affrontati argomenti come produzione, tipologie, differenze, temperature di servizio etc. per terminare con un assaggio di quattro sakè, ognuno appartenenti a quattro categorie di prodotti, seguite da un abbinamento gastronomico: Sakè Aromatico, Sakè Rinfrescante, Sakè Ricco, Sakè Invecchiato.
Molti visitatori, guidati dal giornalista peruviano Soledad Marroquin, noto conoscitore e critico del settore, hanno avuto anche l’opportunità di degustare il famoso Pisco peruviano, frutto di varie filosofie di produzione, potendo così cogliere tutte le sfumature di questo distillato d’uva, preparato con pregiati mosti d’uva di vitigni coltivati e raccolti appositamente.
Durante la degustazione è stato illustrato anche il valore della storia, la tradizione e le tecniche di preparazione di questo prodotto, che insieme alla gastronomia peruviana sta finalmente entrando nel mercato internazionale. Alla fine della degustazione, è stato possibile assaggiare alcuni cocktail preparati con il Pisco e accompagnati da specialità gastronomiche peruviane. I vini degustati sono stati i seguenti:
> Pisco ‘Portón’ Mosto Verde Acholado – La Caravedo
> Pisco Fundo La Esperanza Acholado – Pisco Legado
> Pisco La Diablada Acholado – Macchu Pisco
> Inkamaca – BQB Export
> Pisco Mosto Verde – Tres Generaciones
Molti i personaggi dello sport e dello spettacolo che hanno investito nell’acquisto di vigneti, di cantine o masserie e che hanno esposto i propri vini in degustazione, come Bruno Vespa (‘Vespa Vignaioli per Passione’), Massimo D’Alema (‘Cantina La Madeleine’), Gerry Scotti (‘Nato in una vigna’, in collaborazione con Cantina Giorgi), Al Bano Carrisi (‘Vinicola Albano Carrisi’), Francesco Moser (‘Cantine Moser’), Andrea e Alberto Bocelli (Azienda Agricola ‘Alberto Bocelli vini’), Andrea Barzagli (Azienda Agricola ‘Le Casematte’), Andrea Pirlo (‘Pratum Coller’), Jarno Trulli (‘Podere Castorani’), Joe Bastianich (‘Cantina Bastianich’). C’è poi chi, negli anni, è diventato addirittura enologo, come l’ex arbitro di serie A Daniele Tombolini.
Nel padiglione ‘Sol&Agrifood’ (dedicato agli oli, alle prelibatezze gastronomiche e alle birre di qualità) per il terzo anno consecutivo il Ristorante GOLOSO gestito dalla Federazione Italiana Cuochi è stato il punto di riferimento per degustare piatti eccezionali abbinati ai migliori vini presenti alla manifestazione. Un punto di riferimento con il genuino gusto Made in Italy per le migliaia di visitatori che dal 15 al 18 aprile hanno invaso il padiglione. “È una collaborazione che si rinnova con grande entusiasmo – ha commentato il presidente nazionale FIC Rocco Pozzulo – e siamo lieti di poter portare, ancora una volta, il nostro contributo ad un evento mondiale come il Vinitaly. Voglio ringraziare i nostri Cuochi che si sono impegnati nella cucina del ristorante, per garantire a quanti hanno scelto di mangiare da noi un ottimo pranzo per tutta la durata dell’evento”.
Altra novità di questa edizione di Vinitaly è stata rappresentata dallo spazio curato da Repubblica (‘Repubblica Forum’), creato nella Galleria dei Signori tra il padiglione 11 (Puglia) e il 12 (Abruzzo), dove il direttore delle Guide di Repubblica Giuseppe Cerasa e giornalisti della testata (Eleonora Cozzella su tutti) hanno moderato dei dibattiti molto interessanti su tematiche concernenti il mondo del vino e della ristorazione. Tra questi, ‘Il vino è comunicazione’, che ha visto gli interventi di Adua Villa (giornalista, scrittrice e consulente), Oscar Farinetti, Enzo Vizzari (Direttore Guide de L’Espresso, il quale ha comunicato in anteprima assoluta che, da quest’anno, la Guida Espresso Vini diventerà una sezione della Guida Ristoranti) ed Eleonora Cozzella; ‘Cucina&Vini’, con Antonio e Alberto Santini (Al Pescatore di Canneto sull’Oglio), Riccardo Monco (Chef dell’Enoteca Pinchiorri a Firenze), Marco Reitano (Chef Sommelier de La Pergola a Roma), Guido Barendson (giornalista e critico enogastronomico) e Giuseppe Cerasa;
‘Visioni Future: i wine makers e i mercati mondiali’, con Riccardo Cotarella (Presidente Assoenologi), Maurizio Danese (Presidente Veronafiere), Roberto Moncalvo (Presidente Coldiretti) e Dino Scanavino (Presidente nazionale della Cia).