Terra di alta Enologia, la Toscana deve tanto agli enologi che sono nati e si sono formati nelle vigne del suo terroir, unico al mondo, al fianco degli esperti produttori
La Toscana rievoca de sempre il suo intimo legame con vini eccellenti famosi in tutto il mondo e che hanno valorizzato tantissimo i territori in cui vengono coltivati con cura e passione, da Montalcino (Brunello Docg, Rosso Doc, Sant’Antimo Doc e Moscadello Doc) a Bolgheri (Bolgheri Doc), da Montepulciano (Nobile di Montepulciano Docg) a San Gimignano (Vernaccia Docg), da Scansano (Morellino Docg) a Gaiole in Chianti e dintorni (Chianti Docg). Terra dai paesaggi da cartolina mozzafiato, negli ultimi 20 anni ha attirato l’attenzione e l’interesse di attori, stilisti, principi, cantanti e imprenditori soprattutto stranieri che hanno visto in questa regione un vero e proprio Eldorado enologico. Tra i vigneti che hanno conquistato gli occhi e il business di tanti, sicuramente il Sangiovese Grosso è quello che ha mosso e continua a muovere un’economia territoriale che, forse, ha eguali in Italia solo nelle Langhe con il Barolo o nell’area intorno a Valdobbiadene con il Prosecco ed il Cartizze.
E quando si parla di Sangiovese Grosso la mente di qualsiasi professionista di settore e di qualsiasi wine-lover va immediatamente, senza alcun dubbio, a quel fenomenale nettare rosso qual è il Brunello di Montalcino: un brand inconfondibile che deve la sua fama ai tanti produttori, vecchi e giovani, che ogni anno dedicano il loro tempo e la loro passione alla coltivazione dei preziosi ettari di vigneti. Al loro fianco c’è sempre stata e continua ad esserci l’irrinunciabile figura dell’enologo che riveste sempre più un ruolo fondamentale e decisivo nella riuscita di un’ottima vendemmia.
Non bisogna quindi meravigliarsi se il Miglior Enologo dell’anno, secondo la ‘Guida Essenziale ai Vini d’Italia’ 2017 di Daniele Cernilli, è proprio un toscano doc, originario di Pescia, in provincia di Pistoia. Si tratta di Lorenzo Landi, esperto agronomo ed enologo che, dopo gli eccellenti studi presso l’università di Pisa, ha completato il suo percorso formativo in Francia, dapprima in Borgogna e poi a Bordeaux al fianco di un grande dell’enologia mondiale come il ricercatore scientifico e professore Denis Dubourdieu. Oggi, nonostante lavori con diverse cantine italiane di prestigio, continua a viaggiare e muoversi specialmente in Francia per affinare le sue conoscenze nel campo enologico.
Tra le rassegne toscane svoltesi tra gennaio e febbraio, quella che ha attirato l’attenzione maggiore nel mondo dell’alta enologia è sicuramente la manifestazione di Montalcino ‘Benvenuto Brunello’ che ha richiamato professionisti e wine-lovers da tutto il mondo e durante la quale sono state assegnate le 5 stelle alla vendemmia 2016, bissando lo stesso punteggio dell’annata 2015 e attestandosi sui grandi successi di quelle del 2012 e, soprattutto, del 2010 (quest’ultima definita leggendaria). Tanti gli enologi coinvolti nelle varie Anteprime e chiamati a dare un loro giudizio sul lavoro effettuato in vigna durante il 2016 e, visti i risultati eccellenti, si può affermare che è stata una vendemmia che ha messo d’accordo tutti: enologi, produttori, rivenditori e consumatori.
Della Commissione di 30 esperti che hanno valutato i 50 campioni dell’annata 2016 del Brunello di Montalcino, hanno fatto parte alcuni dei migliori e famosi enologi toscani, quali Paolo Vagaggini, Carlo Ferrini e Maurizio Castelli, molto conosciuti anche all’estero.
Vagaggini ha affermato che “L’annata ha sviluppato profumi franchi, netti, fragranti, di marasca, una spalla acida forte che è garanzia di un lungo invecchiamento. Queste caratteristiche sono evidenti nonostante la stagione non sia iniziata benissimo, ma il Sangiovese è un vitigno molto sensibile al clima e al territorio, capace di reagire molto bene ai cambiamenti stagionali e ha portato a suo favore fattori che non erano del tutto positivi, come l’alternanza tra la pioggia e il sole, tra il caldo e il freddo e il diverso clima nelle varie zone. Ha assorbito lo sbalzo termico sviluppando un colore e un profumo bellissimi, intensi e vivaci. Come dice mio figlio, saranno vini stilisticamente moderni”.
Secondo il giudizio di Carlo Ferrini: “La vendemmia 2016 è stata perfetta, strepitosa, una delle più belle degli ultimi anni e sfido chiunque ad aver fatto qualcosa di mediocre. Abbiamo agito con tutta la tranquillità possibile, poiché la stagione è stata fin dall’inizio dalla nostra parte e ha portato una qualità molto alta in tutto il territorio. Un bimestre maggio-giugno con poca piovosità, un clima fresco, con un’estate durante la quale il caldo è stato equilibrato, non eccessivo. Credo che questa vendemmia sia una delle più belle e che non sia molto distante dai risultati strepitosi raggiunti nel 2010; sarà interessante confrontare la doppia vendemmia 2015-2016 con l’altra doppia, stupenda vendemmia 2006-2007”.
Maurizio Castelli ha descritto la vendemmia 2016 come una delle più importanti e memorabili della sua grandissima esperienza in vigna. “Il bello e brutto della vendemmia è l’imprevisto: non si sa mai come inizia e come finisce. Può risultare che, a metà della stagione, durante l’invaiatura si abbia il timore che la vendemmia non arrivi al risultato che si aspetta, perché magari piove, durante la notte la temperatura è discontinua e persiste l’umidità. Poi succede qualcosa e vien fuori una vendemmia come quella del 2016, un’annata che si vorrebbe avere sempre perché vuol dire meno fatica e più risultati e che paradossalmente la si ritiene addirittura superiore al 2015”.
“L’annata 2016 – continua Castelli – ha vissuto una variabilità climatica che le hanno conferito dei risultati a livello di maturazione fenolica e di maturazione zuccherina molto interessanti, ph bassi, buona acidità, colori impressionanti, per cui la fermentazione ha seguito le qualità di uve di un certo livello, adatte a produrre un ottimo vino, ed è durata dai 20 ai 30 giorni in modo costante. I risultati hanno permesso di ottenere un vino difficilmente confutabile. Quella del 2016 è un’annata inoltre che mette in gran risalto la frutta, la concentrazione, con qualche gradazione alta verso l’ultimo periodo di maturazione, ma alla fine si è ottenuto un vino perfetto da bere sia nel breve che nel lungo periodo”.
Non resta che attendere la messa in commercio delle due annate 2015 e 2016 a 5 stelle, rispettivamente nel 2020 e 2021, e nel frattempo godere di tutta la positività dell’annata 2012, dalla struttura notevole, dai livelli di polifenoli molto alti, dall’elevata intensità del colore e dalle caratteristiche ideali per il lungo affinamento previsto per il Brunello di Montalcino.