Tangeri: la più europea delle città del nord Africa e la più esotica d’Europa
Tangeri è la porta tra Europa e Africa, la città più importante dal tempo dei Fenici fino ai giorni nostri. Tangeri è da sempre un porto di scambio di merci e di idee, di culture e mari, dato che proprio qui si abbracciano il Mediterraneo con l’Atlantico. La più europea delle città del nord Africa e la più esotica d’Europa. La Shangai dei commerci marini. L’Hong Kong del Mediterraneo. La Singapore europea. Da sempre ha goduto di stato di “città libera”, “aperta”, senza governatori se non quello dello scambio, della moneta corrente. La città dove qualcosa che nel presente sembra incredibile, è accaduto: qui il mondo arabo ha convissuto, per secoli, insieme a europei ed ebrei, le loro culture si sono toccate, compenetrate, tanto che ancora oggi vi sono dei territori spagnoli in terra marocchina. Come Ceuta, enclave dal tempo dei moriscos, a controllo del porto più grande del Mediterraneo. Un muro che delimita Europa e Africa. Presidio europeo in terra esotica.
La città della luce
E oggi come allora, Tangeri ha un fascino particolare. Se fossimo in Europa sarebbe definito “mitteleruropeo” ma qui è solo il grido dei gabbiani a definire una città fiera e che mai si è arresa. Bombardata, ma sempre libera. La sua anima internazionale si nota nella sede delle numerose ambasciate, il suo savoir faire arabo dalla cittadella medioevale e del suok, con le stradine strette, da classica città del Marocco, e poi la nuova passeggiata curata, che costeggia la spiaggia, la modernità che abbraccia il passato, con la baia che è un anfiteatro. Qualcuno dice la più bella del mondo.
La chiamano la “città bianca”, forse per i colori pastello, talcati, e la luce calda, che illumina, per i bastioni mastodoncini, per la distesa di casupole candide.
O forse perché, da sempre, è stata rifugio di dissidenti politici, fuggiaschi e artisti, che qui hanno trovato la loro pace, tra due mari, al limite delle Colonne d’Ercole, nel brivido di un equilibrio incerto, sempre pronti a salpare, come le navi che impreziosiscono il suo porte.
Qui Giuseppe Garibaldi visse in esilio tra la fine del 1849 e la prima metà del 1850, a seguito della fallita impresa di dar vita alla Repubblica Romana. Ma il suo fascino enigmatico ha stregato e a ispirato anhce artisti e dissidenti come Paul Bowles, Matisse, Hendrix, Churchill, Burroughs, Mark Twain. Secondo artisti come Matisse e Delacroix, i paesaggi, i colori e la luce sono semplicemente eccezionali. Bella e maledetta, la città è stata tanto amata dai Rolling Stones, Jimi Hendrix e soprattutto William S. Burroughs, che qui hanno trovato davvero pochi limiti e regole, anche per esprimersi. Lo scrittore statunitense Burroughs scrissi infatti: “È davvero il posto del mondo, come un sogno che si estende dal passato al futuro, una frontiera tra il sogno e la realtà, che mette in discussione la realtà dell’uno e dell’altro. Qui nessuno è ciò che appare.”. E secondo noi descrive nel profondo l’anima di questa città dalla storia antica e ricca, che fu fenicia, cartaginese, romana, e poi vandala, bizantina, araba, portoghese, spagnola e britannica. E sempre fedele a se stessa.
Ma tutta questa libertà l’ha portata al declino, una pessima fama, fino al momento della rinascita, iniziata con la ricostruzione del porto nel 1999 e tutt’ora in corso.
Il giro della città
Non perdete una tappa al più famoso caffè della città: Cafè Hafa, per il loro tè alla menta perfetto, per la panoramica, con i tavoli che sembrano fluttuare tra le nuvole, luogo d’elezione per i Rolling Stones: mettevi in coda per ottenere uno di quei tavolini sul dirupo. Ne vale la pena. Perché da qui si può osservare in lontananza la vecchia Europa. E a un passo dal caffè si trovano le tombe fenicie, anch’esse in un punto panoramico degno di nota, quasi che le anime dei defunti, come quelle dei vivi, non potessero staccarsi da questo incontro di due mari: Mediterraneo e oceano, l’Atlantico. Che talvolta, a seconda delle correnti, diventa un incontro fisico, visivo.
Per assistere a questo fenomeno andate a Cap Spartel, il faro iconico stampato anche sulle banconote locali: qui il mondo finiva al tempo dei Greci. E poco più avanti non perdete un giro in quelle che sono considerate le colonne d’Ercole, insieme alle grotte dove la leggenda vede vivere il semidio. Tornati nella città non perdete la Galerie Delacroix, uno spazio espositivo dell’Institut Français che ospita numerose mostre temporanee di prestigio. Nel cuore della Medina, nella città alta, dopo aver superato il Gran Socco, dove le auto fanno a gara per guadagnare qualche metro nel traffico, ritroverete la pace e l’aria tersa. Secondo la guida Lonely Planet “il crocevia più famoso della città, il luogo dove si poteva acquistare droga e dove prosperava la prostituzione”. Tre i musei da visitare qui: il Museo della Kasba, che vi racconterà l’evoluzione dell’arte contemporanea marocchina, all’interno del maestoso palazzo Dar el Makhzen, che fu sede del sultano; il Musée de la Fondation Lorin ospitato in quella che era una vecchia sinagoga, in mostra una collezione di foto in bianco e nero scattate in città e il Tangier American Legation Museum, che racconta la storia della città e del palazzo. E poi eccolo, troneggia su tutti gli edifici con aria altera, da vecchia signora della città, l’hotel più storico, nella Rue de La Liberté sorge l’Hotel El Minzah, quartier generale di tutte le spie. E da qui a pochi passi, in Place de France, si trova lo storico Café de Paris, luogo preferito di Tennessee Williams, Truman Capote e Allen Ginsberg, ammirando la Corniche, la parte più moderna ed in rapido sviluppo di Tangeri.
Tetouan, la città bianca
A soli 60 chilometri a sudest di Tangeri e a pochi chilometri dallo stretto di Gibilterra, nella fertile valle di Martil, Tetouan, oggi forse meno conosciuta di Tangeri, ma allora porto di grande importanza, merita la visita per una Medina forse più folkloristica e certo più vivace di quella di Tangeri. Sembra di veder l’amor profano dopo aver ammirato l’amore sacro, tra i gabbiani e lo spazio aperto di quella di Tangeri. Dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1997, costruita su un altopiano roccioso, al posto dell’antico insediamento romano di Tamula, cittadella spagnola poi, ha ancora oggi l’aspetto di una città imperiale. Tre lati da mura, dotate di 7 porte, e racchiude 36 edifici sacri tra moschee e santuari. Imperdibile la visita del grande Mellah, il quartiere ebraico, con i tetti bassi e le frequenti fontane e porte istoriate. Ci si trova in un ricco cortile decorato, a cielo aperto. Per questo viene chiamata Piccola Gerusalemme, ricca di negozietti e tanti orafi. E i mercati sono vivi e affollatissimi: la gente del posto viene qui per vendere e acquistare, spesso perdendosi nella bellezza della contrattazione. All’ingresso della Medina si trova il Palazzo Reale. residenza estiva del re Mohamed VI, con la sua maestosa porta d’ingresso che però non si può varcare a meno di un invito formale. Troverete davanti a voi le guardie armate a proteggere la bellezza e lo sfarzo dell’interno,
Marina di Smir, Riccione tunisina
La Riccione della Tunisia, adorata dalla popolazione locale per la sua vita ma con delle spiaggie candide, bianchissime. Meta ideale per qualche italiano che vuole vivere alla moda marocchina, secondo usi e costumi. E per chi ama gli sport acquatici come la vela, lo jet ski, ma anche un giro in gommone. Dall’altro lato della spiaggia si trova una parte della catena montuosa del RIF, in genere visitata dagli amanti delle escursioni. Potete anche andarci all’alba o al tramonto, per godere della vista della spiaggia durante questi due momenti magici. Oppure ci si può rilassare in uno dei tanti hotel 5 stelle della Marina, come il Sofitel Thalassa Marina Smirn: spiaggia bianca, sapore medioerientale negli arredi ma stardard europei, combinazione dell’archietuttura moresca e andalusa. Per i più avventurosi da qui potete noleggiare dei quad e salire sulle rocce del RIF fino a costeggiare il lago Barage Asmir, scendere lungo le radure che abbracciano questo specchio d’acqua magico, e risalire, a tutto gas, lungo le pendici, per una corsa decisamente adrenalinica.