Ho assaggiato la mia prima nettarina rosa dorata durante un viaggio a San Francisco alcuni anni fa. Ero ancora un’avventuriera esploratrice di cibo: non è passato molto tempo da quando ho realizzato che le pesche in scatola arrivavano in realtà da alberi da frutto.
Le pesche vellutate erano il mio frutto preferito, mentre la nettarina era una pesca che non conoscevo. Sono, infatti, una varietà dalla pelle liscia, dall’origine misteriosa, apparsa per la prima volta in Europa nella prima parte del XVII° secolo. Il nome deriva forse da parole tedesche e olandesi che significano nettare-pesca.
Le pesche nacquero nelle valli e nelle foreste montane dell’Asia centrale. Hanno bisogno sia del sole estivo che del clima invernale. Prediligono comunque un clima temperato. Le pesche selvatiche erano già coltivate in Cina intorno al 2000 a.C. Durante i suoi viaggi, Marco Polo vide pesche gialle e bianche, “grandi prelibatezze”, in vendita “che costavano due soldi a testa”. In Asia erano molto apprezzate, come si evince da un famoso proverbio cinese: “Piuttosto un morso di una pesca che mangiare un cesto di albicocche”.
Il loro nome latino, Prunus persica, fa risalire la loro diffusione alla Persia e all’Asia Minore ed è probabile che arrivarono in Grecia durante il IV° secolo a.C. a seguito delle campagne asiatiche di Alessandro Magno. In Italia fece la sua prima comparsa a Roma nel I° secolo a.C.
Nel V° secolo d.C., con la caduta dell’Impero Romano, la coltivazione del pesco scompare quasi del tutto dalle campagne dell’Europa, trovando rifugio tra le mura dei conventi o nelle città risparmiate dalle furie barbariche. A partire dal XVII° secolo, nuove e significative testimonianze iconografiche arricchirono la pomologia del nostro Paese e, in particolare, quella toscana che, sotto il governo mediceo (da Cosimo I a Cosimo III), visse un’era particolarmente feconda. Verso la metà del XV° secolo, gli spagnoli portarono la pesca in America. Al giorno d’oggi, la California produce circa metà del raccolto americano, seguita da Sud Carolina, Georgia (chiamato lo Stato delle Pesche) e New Jersey.
La pesca “senza peluria” fu notata per la prima volta in Francia nel medioevo. E nel 1629 ne esistevano sei varietà in Inghilterra.
Tuttavia, entrambi i frutti erano un lusso nel nord Europa fino a quando l’inscatolamento e il trasporto refrigerato li portarono alle masse. Le pesche in scatola hanno un sapore diverso da quello fresco, ma possono comunque essere apprezzabili. Le nettarine, curiosamente, perdono le loro qualità distintive quando inscatolate.
Ci sono due categorie di pesca: le pesche a nocciolo dove la polpa si attacca al nocciolo appunto; le pesche di questa varietà hanno una polpa che si stacca facilmente. Possono essere a polpa gialla o bianca. Ci sono molti nomi di cultivar, tra cui la ciambella, che ha un centro infossato e un sapore dolce con un pizzico di mandorla.
I pêches de vigne sono piccoli frutti a polpa rossa provenienti dai vigneti della Valle del Rodano e sono disponibili solo per poche settimane.
Le pesche spagnole di Calanda sono grandi, sode e dolci, avvolte a mano in sacchetti di carta cerata.
Le pesche fresche e le nettarine sono così buone che sembra quasi un peccato cucinarle ma, come sappiamo sono ottime come guarnizioni per le torte.
Il celebre chef Michael Caines consiglia pancakes con pesche tostate, pesche noci e miele di lavanda. Ma il loro uso non può limitarsi a piatti dolci. James Tanner ha una ricetta per le capesante scottate con nettarine e peperoncino, mentre lo Chef Gianni D’Amato del ristorante Il Rigoletto di Reggiolo (RE) propone un rombo tra le ricette estive con pesche, crostacei e spezie orientali.
Sfortunatamente, molti supermercati vendono frutta che è stata raccolta troppo presto: il problema è che se troppo morbida, la pesca si conserverà poco.
C’è una tela altare del XVI° secolo sino-tibetana che raffigura una dea che offre pesche al Buddha.
Questo frutto, dopo secoli di storia e la coltivazione in diversi continenti, è considerato altamente erotico