Da dieci anni Moros interpreta l’eleganza del Salento enologico, il fascino del Salice Salentino, l’identità del Negroamaro, facendo innamorare di questo angolo di Puglia i wine-lower e gli appassionati di tutto il mondo.
Cantina Moros, la più piccola delle cantine Claudio Quarta Vignaiolo, in questo 2022 ormai agli sgoccioli ha spento le sue prime dieci candeline con l’orgoglio di essere una rarità nel panorama nazionale ed internazionale.
Si tratta, infatti, di una piccola “Boutique Winery” nata e voluta per una sola etichetta, l’omonimo Moros, Salice Salentino DOP Riserva, peraltro prodotta in piccole quantità: ogni anno, infatti, la produzione oscilla fra le 6.000 e le 6.500 bottiglie appena.
CLAUDIO QUARTA
Qui, il visionario Claudio Quarta, ex biologo ricercatore genetista poi imprenditore farmaceutico a capo della prima società di biotecnologie italiana quotata in borsa, ormai vignaiolo in Puglia e in Irpinia da 18 anni (a gennaio prossimo) ha dato vita ad un progetto unico nel suo genere: “Un Vigneto, una Cantina, un Vino” finalizzato a produrre un cru d’eccellenza per valorizzare il vino che ha scritto la storia del Salento, il Salice Salentino.
Cantina Moros nasce infatti nel cuore della DOP Salice Salentino, a Guagnano (in provincia di Lecce) nelle Terre del Negroamaro, il vitigno storico del Salento. Un progetto che rappresenta la sintesi della visione enologica di Quarta, che nelle sue cantine punta alla massima espressione dei terroir.
MOROS
“Moros – commenta il produttore – è traguardo e partenza al tempo stesso. Il successo che ha conquistato in questi dieci anni, sostenuto dall’apprezzamento e dall’affetto dei tanti enoappassionati, è teso ad accrescere i valori intangibili e tangibili del nostro territorio”.
Nel 2012, dunque, la prima vendemmia per un’etichetta, oggi ormai da collezione, che sin dal suo debutto ha conquistato le grandi penne americane e il palato dei grandi giudici internazionali del vino.
IL VINO
Questo Salice Salentino Riserva DOP, dal colore rosso granato fitto e luminoso che al naso rivela uno spettro olfattivo di particolare eleganza che va dall’amarena alla liquirizia ai petali di rosa su un sottofondo speziato di tabacco e cacao, nasce in un piccolo vigneto di poco più di un ettaro dove crescono gli alberelli di Negroamaro e pochi ceppi di Malvasia Nera, come da antica tradizione salentina. I vecchi ceppi esprimono la bellezza e il fascino della storia, con le loro forme contorte che impongono lavorazioni manuali, realizzate in pieno regime biologico. La resa oscilla fra i 50 e i 60 quintali per ettaro.
L’impianto risale a metà degli anni ’50, la terra è scura e argillosa in questa vecchia vigna recuperata, oggi quasi un vero e proprio giardino, con il tradizionale rifugio agricolo che oggi accoglie i lavoratori e i wine-lover all’ombra di un grande albero di fico. Qui il tempo sembra essersi fermato, nel ricordo della tradizione e nel rispetto dell’autenticità. D’altronde Moros si può definire un vino slow, che invita ai ritmi più lenti, salentini appunto.
Ritmo lento, dunque, anche per l’affinamento: trattandosi di una Riserva affina per 18-20 mesi in barrique di rovere francese, rinnovate ogni anno per il 50%, cui seguono 18 mesi in bottiglia prima di andare sul mercato. In bocca, il Moros rivela un carattere decisamente elegante, scorre con classe e bevibilità, con un tannino deciso, una importante persistenza e un finale leggermente amaricante.
MUSEO DEL SIMPOSIO
Moros in questi suoi primi dieci anni ha valorizzato la storia del territorio anche attraverso l’Arte. La cantina, gioiello di architettura industriale, ospita al suo interno una galleria d’arte contemporanea, con le opere del maestro Ercole Pignatelli che qui ha realizzato il magnifico murale “Germinazioni 3”, terzo capitolo di un racconto della terra pugliese, espresso nella statua all’ingresso di Lecce, regalata da Claudio Quarta e dall’artista alla città e proseguito nel murale che campeggia nel Palazzo della Regione Lombardia, a Milano. La bottaia sotterranea, infine, custodisce insieme al Moros i preziosi reperti della storia del vino nel “Museo del Simposio di Claudio Quarta” e in questi dieci anni ha ospitato numerose esposizioni fotografiche e pittoriche di artisti emergenti, con degustazioni talvolta associate a estemporanee di danza e teatro.
LA VISIONE
Una visione, dunque, che non è solo enologica ma anche culturale e di intimo legame col territorio. Le altre cantine sono, Sanpaolo: situata sul cocuzzolo di una collina e circondata da vigneti della Campania, precisamente a Tufo in Irpinia. Qui, nella terra del Greco di Tufo DOCG i vigneti sono coltivati su suolo vulcanico fino a 700 metri d’altezza, dove la forte escursione termica esalta l’aromaticità delle uve. Infine, ancora in Puglia, la terza struttura, Tenute Eméra, in una masseria del ‘500 con la cantina ipogea, nel cuore delle DOP di Manduria e Lizzano. Il suo grande vigneto, a due passi dal mare, custodisce la più grande collezione al mondo di biodiversità della vite e l’antico Casino Nitti-Quarta con i vecchi palmenti.