Definirei il panorama enologico italiano una vera e propria tavolozza di colori e profumi che, variando dai vitigni a bacca rossa a quelli a bacca bianca, offrono una varietà sempre più vasta ed interessante di sentori e di emozioni ogni volta che ci si lascia pervadere dalla personalità di un ottimo calice di vino. In questo preciso momento di inizio estate la fanno da padrone certamente i vini bianchi, freschi e delicati, ma una doverosa attenzione, nonché un piacevole apprezzamento sensoriale, la meritano allo stesso modo i vini rosati italiani che, oggi più che mai, stanno ottenendo un successo francamente lasciato in secondo piano per molto tempo. Tengo a precisare che i vini rosati, o rosè se dir si voglia, hanno un ruolo importante in tavola poiché sono dei vini che possono accompagnare benissimo tutte le pietanze, dall’antipasto al dolce ed anzi, proprio grazie a questa loro versatilità gustativa, li definirei dei veri e propri vini da intenditori.
Sensorialmente parlando sono dei vini il cui colore si definisce intermedio tra quello dei vini rossi e quello dei vini bianchi; sono leggermente strutturati, dal sapore fruttato ed il loro tipo di vinificazione viene anche utilizzato nella lavorazione di alcuni uvaggi neri che, non avendo raggiunto il giusto grado di maturazione o il giusto sapore oppure essendo stati attaccati da muffe, potrebbero evidenziare dei piccoli difetti. Il vino rosato assomiglia a quello rosso per la tipologia del vitigno utilizzato e per una piccola presenza di antociani e di tannini, composti chimici presenti nella buccia degli acini, ma presenta anche delle analogie con il vino bianco, soprattutto in relazione alla loro freschezza. Quanto invece alla sua gamma di colori, si tende a classificare un’intensità che va dai vini rossi leggeri ai vini poco colorati ma leggermente freschi.
I vini rosati vengono vinificati mediante due procedimenti: la pressatura diretta (le uve nere vengono cioè vinificate in bianco con una pressatura diretta delle vinacce fresche e, con una breve macerazione, si ottiene il colore) oppure la vinificazione per salasso (le bucce e i vinaccioli, termine tecnico dei semi, del mosto subiscono cioè una breve macerazione al fine di aumentare l’estrazione degli antociani e dei tannini; dopo un periodo che varia dalle 5 alle 36 ore di riposo nelle apposite vasche, si esegue un salasso mediante il quale si spilla dal basso tutto o parte del mosto che è più o meno colorato).
Da tre anni a questa parte, si svolge una rassegna enologica che promuove ufficialmente i vini rosati e li esalta ad un pubblico di estimatori sempre più numeroso che vede soprattutto una larga percentuale di donne appassionate al nettare rosa. Tale rassegna è il “Concorso Enologico Nazionale dei Vini Rosati d’Italia”, fortemente voluto dalla Regione Puglia, dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, dall’Associazione Nazionale Enologi e da Unioncamere Puglia con il preciso scopo di riconoscere il giusto valore a questa tipologia di vino che, nel tempo, ha visto un notevole trend di crescita e ha suscitato un forte interesse da parte dei mercati.
Il Concorso intende favorire la conoscenza e la diffusione dei vini rosati e, nel contempo, essere un faro orientativo per tutte quelle aziende che vogliono seriamente produrre vini di qualità, presentandoli e commercializzandoli nel modo più adeguato possibile; trattasi di uno tra i più importanti concorsi enologici che si svolgono in Italia, durante il quale vengono assegnate le prestigiose Medaglie d’Oro, d’Argento e di Bronzo per le seguenti tipologie di vino:
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1) Vini Tranquilli rosati a denominazione di origine (DOP)
2) Vini Tranquilli rosati a indicazione geografica (IGP)
3) Vini Frizzanti rosati a denominazione di origine (DOP)
4) Vini Frizzanti rosati a indicazione geografica (IGP)
5) Vini Spumanti rosati a denominazione di origine (DOP)
6) Vini Spumanti rosati a indicazione geografica tipica (IGP) e Vini Spumanti di qualità rosati (VSQ)
Le regioni italiane a maggior vocazione nella produzione dei vini rosati sono la Puglia (“Rosato del Salento”; “Alezio Rosato”; “Salice Salentino Rosato”; “Castel del Monte Rosato“), l’Abruzzo (“Cerasuolo d’Abruzzo”) ed il Trentino (“Alto Adige Lagrein Kretzer”), anche se recentemente alcuni produttori di diversi territori regionali iniziano a proporre un proprio rosè, magari con tecniche di vinificazione personalizzate che dimostrano l’alto livello d’interesse raggiunto nei confronti di questa tipologia di vino.
Una menzione d’onore la merita certamente l’azienda pugliese “Leone De Castris”, la prima in Italia ad aver prodotto, imbottigliato e commercializzato un vino rosè semplicemente unico, il famoso “Five Roses”, che si ottiene da uve autoctone Negroamaro (90%) e Malvasia Nera (10%), tipiche del Salento, provenienti dalla contrada “Cinque Rose” nel territorio di Salice Salentino. Questa zona è così chiamata per via del fatto che, per molte generazioni, gli appartenenti all’albero genealogico dei De Castris, hanno sempre avuto una prole di cinque figli e, verso la fine della seconda guerra mondiale, il generale Charles Poletti, che ricopriva le funzioni di commissario per gli approvvigionamenti delle truppe alleate, chiese una consistente fornitura di vino rosato ma desiderava un vino dal nome americano. Nacque così il “Five Roses”, dal colore rosato, dal profumo fruttato, dal sapore asciutto e vellutato, nonché caldo ed armonico.