Il giorno di San Patrizio, patrono d’Irlanda si festeggia bevendo soprattutto birra, anche se fino agli anni ‘60 era proibito. La birra però è una questione seria, quasi un momento della giornata, non più occasionale, ma prefissato come un pranzo o la colazione.
I valori del St. Patrick’s Day sono forti e persistenti, tanto che sono più di 70 milioni le persone che si riuniscono in ogni angolo della Terra, per festeggiarlo. Celebrato da Dublino a Dubai, da Londra a Lima, dal Perù a Parigi, da Sydney a Stoccolma, fino a Mosca e Montserrat. Ma cosa bere? Come destreggiarsi tra le tante alternative. Ecco le nostre proposte.
GUINNES. Il St. Patrick’s Movement e quell’omaggio al senso di unità
Ci sono cose che anche quando tutto cambia, o tutto si ferma, come nell’ultimo anno, rimangono dei punti fermi che non cambiano mai. Una di queste è il legame di Guinness con lo spirito Irish del St. Patrick’s Day. Quest’anno lo storico brand irlandese del Gruppo Diageo ha deciso di rendere omaggio al senso di unità, creando qualcosa di speciale: il St. Patrick’s Movement. Una celebrazione dedicata ai brand lovers italiani e alla loro voglia di rinascita e di riconquista delle cose belle della vita.
La Guinness dà il meglio di sé nella classica pinta, lo sappiamo benissimo, ma se non siete dei puristi, provatela anche in alcuni cocktail. Il più famoso è il Black Velvet, creato nel 1861 per piangere la morte del principe consorte Alberto, marito della regina Vittoria. Mentre il corteo funebre passava per le strade di Londra, lo steward del Brook’s Club decise che anche “lo champagne doveva essere messo a lutto” e creò un classico intramontabile: una parte di stout e una parte di champagne.
BIRRA DEL BORGO. L’Equilibrista: in bilico tra il mondo del vino e quello della birra
I ragazzi di Birra del Borgo, nascono nel 2005 a Borgorose, un piccolo paese in provincia di Rieti, al confine tra Lazio ed Abruzzo, nella “Riserva Naturale dei Monti della Duchessa”. Gli ingredienti delle loro birre? Coraggio, passione e un pizzico di follia.
Vi consigliamo di osare e di provare a stare in equilibrio tra il mondo del vino e quello della birra con la loro “L’Equilibrista”, nata nel 2009, in concomitanza della vendemmia. È qualcosa che non siamo abituati a scegliere, una bevanda che è composta per il 40% di mosto di vino Sangiovese (della tenuta di Bibbiano, Siena, Toscana) e per il restante 60% di mosto di birra (la loro Duchessa, elegante quanto basta).
Alla base la lavorazione “Metodo Classico” e una piccola quantità di Equilibrista dell’annata precedente, mantenuta nella sua formula magica che aiuta a “settare” il prodotto finale che nella tradizione vitivinicola può variare in base alle annate.
BALADIN. L’ultima OPERA del visionario TEO MUSSO
Teo Musso è un visionario, uno che non vuole fare birre “in stile” e opta per la via delle birre equilibrate, gustose e ricche di profumi. Che possono accompagnare il cibo, restando artigianali. È con questo spirito che si presentò nel lontano 1997 al mondo della ristorazione, con due birre: Isaac e Super. Baladin voleva stimolare gli chef ad abbinare i loro piatti a quella “bionda” niente male.
A distanza di anni, lo spirito è rimasto intatto e oggi Baladin presenta al mondo Opera. Una birra che si definisce “gastronomica”, che parla lo stesso messaggio delle sorelle maggiori ma si evolve, fosse anche solo in termini di presa di coscienza, da parte dei ristoranti e del pubblico, sul tema dell’abbinamento birra-cibo. Importante l’esperienza gustativa data dall’unione di due prodotti della terra italiana: la birra artigianale Baladin e l’aceto di malto (da birra Baladin) affinato, in botti di rovere e acacia, nell’acetaia San Giacomo di Novellara. Perfetta con i dolci cremosi.
EDIT. Open, Share, Enjoy
Edit, nasce a Torino nel 2017 come polo food&beverage nel quartiere di Barriera di Milano, zona simbolo di riqualificazione urbana. All’interno anche un birrificio artigianale che occupa parte dell’ex fabbrica di cavi elettrici (INCET). A capo della produzione il Birraio Loris Mattia Landi, Head Brewer classe 1988.
La pandemia se da un lato ha parcheggiato ai box l’offerta gastronomica dell’hub, dall’altro ha portato il birrificio ad espandersi, fino ad arrivare nel luglio 2020 alla commercializzazione delle birre in lattina. Una scelta importante, fatta tenendo conto di precisi termini di sostenibilità e conservazione del prodotto: rispetto al vetro, l’alluminio è riciclabile al 100% e ripara completamente il prodotto dalla luce, antenendo le qualità organolettiche perfettamente intatte. Per il 17 marzo abbiamo scelto la Double Doguna, una birra in stile Double IPA, dorata, fruttata, corposa e alcolica, mediamente amara.
8.6. La birra che piace ai papà, disegnata dai tatuatori
In questa carrellata, non poteva mancare la birra olandese doppio malto 8.6 in lattina, nata nel 1986 sotto le bandiere dello storico (301 anni) birrificio olandese Bavaria (Royal Swinkels Family Brewers Holding Nv). Oggi sul mercato si presentano con la 8.6 Original Tattoo Limited Edition: 4 lattine, 4 stili, 4 tatuatori d’eccezione. Una tradizione, quella di inserire in gamma lattine inconfondibili, firmate dai migliori tattoo artist internazionali che va avanti dal 2016 e che per la prima volta ha un’anima tutta italiana.
Sulla n°17 firmata da Malafede prende vita una guerriera ninja, simbolo di forza e autodeterminazione; sulla n°18 di Lupo Horiokami spicca un drago giapponese; sulla n°19 campeggia il disegno originale di Marco Galdo, che mixa uno dei suoi tipici tribali con geometrie psichedeliche e sulla n°20 Marco Matarese ha voluto reinterpretare in stile acquaforte un elemento classico del mondo dei tattoo, il serpente.