Lanciano: dal turismo religioso a quello dei cammini, un viaggio che parte dalla splendida cattedrale sopra il ponte di Diocleziano ai cammini sulle colline frentane, passando per gli agriturismi e cantine.
“La qualità del vino e delle cantine, che sta crescendo negli ultimi anni si unisce agli amanti del cammino e della bici per un percorso che ho ideato proprio durante il periodo della pandemia, con il contributo del Gal Maiella Verde” racconta Paolo Granà, referente tecnico del progetto e Assessore al turismo del comune di Torricella Peligna oltre a essere guida di montagna di Camminare in Abruzzo.
Lanciano è una pittoresca città situata nel cuore dell’Abruzzo, le cui origini affondano nel mito: la tradizione narra che fu fondata da Solima, profugo troiano approdato in Italia insieme ad Enea. Al di là dell’epica alcuni ritrovamenti archeologici dimostrerebbero che il sito è stato abitato con continuità dal XII secolo a.C.
LA STORIA
La Chiesa di San Francesco era un tempo dedicata ai Santi Legonziano e Domiziano, e tra queste mura è conservato un mistero: il “miracolo eucaristico”, avvenuto nel VIII secolo dopo Cristo. Antiche fonti narrano che un monaco mentre celebrava la Messa, dubitò della presenza reale di Gesù nell’ostia e nel vino e in quello stesso istante l’ostia sarebbe divenuta carne ed il vino si sarebbe tramutato in sangue vivo che si raggrumò in cinque globuli irregolari per forma e grandezza ancora oggi visibili e conservati nell’ostensorio argenteo. Questa storia si intreccia anche con la leggenda del “Sacro Graal”. L’attuale chiesa sarebbe sorta infatti su un antico luogo di culto dedicato a San Longino, il centurione romano, che secondo il Nuovo Testamento, colpì il costato di Cristo con una lancia per verificarne il decesso. Longino, sempre secondo la leggenda, sarebbe originario di Lanciano, e qui fu anche martirizzato dopo essersi convertito al cristianesimo, e prima di morire sembra avesse nascosto la coppa con il sangue di Cristo.
Il ponte di Diocleziano fu costruito in epoca tardo imperiale con lo scopo di congiungere il quartiere Prato e il Piano delle Fiere. Crollato in seguito al terremoto del 1088, fu ricostruito nel XIII secolo; al di sopra fu eretta una cappella dedicata alla Vergine, ampliata nei secoli successivi fino a raggiungere le dimensioni dell’attuale Chiesa della Madonna del Ponte. Avendo occupato il ponte, il complesso divenne luogo di transito per i mercanti diretti al Piano delle Fiere, fino a quando non fu realizzato un passaggio voltato al di sotto della chiesa (1520). I sotterranei della Madonna del Ponte e della chiesa di s. Francesco ospitano un percorso museale dedicato alle fasi costruttive del ponte di Diocleziano, ai resti del primo santuario del Miracolo Eucaristico e alle campagne archeologiche effettuate in loco.
Addentrarsi nel Parco della Maiella significa ammirare un paesaggio naturale unico, dove si trovano anche attrattive storiche come l’Eremo della Madonna dell’Altare, sulle pendici del Monte Porrara a circa 1.300 m. di quota, che fu dimora dell’asceta Pietro da Morrone, papa Celestino V, il cui pontificato durò solo cinque mesi, per la rinuncia volontaria, da cui il celebre appellativo di “colui che per viltade fece il gran rifiuto” attribuitogli da Dante nella Divina Commedia. Per raggiungere l’eremo si attraversa la fascia di vegetazione che, dal bosco misto alla faggeta, ricopre l’intero percorso.
Nel territorio di Liscia, in contrada san Michele Arcangelo, esiste una grotta luogo di culto a cui si accede passando per una cappella votiva fatta edificare, nei primi del Settecento, dai Marchesi d’Avalos. Profonda circa dieci metri e larga tre, presenta sul lato destro una grossa nicchia con una vasca in cui si raccoglie l’acqua che sgorga dalla roccia. Sulla sinistra vi sono due bassi cunicoli, ora murati, che un tempo conducevano nella zona abitativa. Al centro della grotta, di fronte ad una nicchia, nascosto da due pilastri è posto un altare di modeste dimensioni, dietro il quale si apre una piccola cavità circolare. In occasione dell’8 maggio e del 29 settembre, i fedeli si recano in pellegrinaggio nella grotta ripetendo antichi rituali. Le pareti e l’acqua della grotta, grazie all’intercessione dell’Arcangelo, sono ritenute sacre e, in quanto tali, in grado di alleviare le sofferenze umane. Sulle pareti della grotta si strofinano fazzoletti e oggetti sacri; l’acqua, invece, che confluisce in una sorta di vasca addossata alla parete, viene bevuta prelevandola con mestoli di rame. La leggenda racconta che l’Arcangelo apparve nel territorio di Liscia, in una grotta dove era annidato Lucifero, schiacciandolo. Un pastore del luogo smarriva durante il pascolo un torello che verso sera tornava improvvisamente e per sentieri misteriosi. Un giorno il pastore volle seguire l’animale e a un certo punto osservò che la foresta si apriva al passaggio del torello fino a una grotta sconosciuta dove il torello si inginocchiò e apparve il Santo. Il pastore svenne, non potendo resistere allo splendore e quando riprese i sensi avendo la gola arsa e necessita di bere si dissetò con l’acqua che per prodigio, prese a gocciolare acqua nella grotta.
Cammino nella storia e nella memoria è il sentiero della linea Gustav da Torino di Sagro nei pressi del cimitero britannico, che ospita soldati da tutto il Commonwealth. La linea Gustav era una linea fortificata approntata durante la seconda guerra mondiale, dalla foce del fiume Garigliano fino a Ortona, sull’adriatico. Il cammino è immerso nella pace e nella natura selvaggia ogni tanto interrotta dai “sangar”, le trincee realizzate in pietra locale. Il programma prevede 3 gruppi, escursionisti, fitwalking e mountain bike. I primi due gruppi, coordinati dalle rispettive guide, seguiranno un percorso di circa 9 km, facile su carrareccia e sentiero sterrato. Il gruppo mountain bike ha percorso un percorso differenziato di circa 30 km. Sempre legata alla guerra si annovera la nascita in Abruzzo della Brigata Majella, formazione partigiana creata dal comandante Ettore Troilo (poi prefetto a Milano) e insignita della medaglia d’oro al valor militare alla bandiera. La formazione operò in Abruzzo e insieme all’avanzata alleata nel Nord Italia, annoverando tra i propri militanti anche personaggi del calibro dell’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sempre in Abruzzo svolse la sua opera in opposizione all’occupazione nazista la partigiana Clorinda nome di battaglia della scrittice italo-cubana Alba de Cespedes. E sempre durante la Seconda Guerra Mondiale, il piccolo borgo di Crecchio fu “Capitale d’Italia” per un giorno, quando dopo la fuga da Roma la famiglia reale si fermò temporaneamente all’interno del Castello Ducale, una struttura fortificata risalente al Medioevo.
ITINERARI
Elementi caratteristici del Molise sono i tratturi, antichissime vie d’erba battuta lungo le quali i pastori, dall’epoca pre-romana sino a un paio di secoli fa, spostavano stagionalmente le proprie greggi. La transumanza del bestiame, principale risorsa del Meridione contadino, seguiva percorsi rigorosi: in autunno dai freschi pascoli montani dell’Abruzzo verso quelli più caldi del Tavoliere delle Puglie; in estate il cammino inverso. Gli itinerari sono percorsi per lo più escursionistici che si sviluppano nei vari settori dell’area protetta ripercorrendo tratti significativi della viabilità storica del territorio. In alcuni casi, negli itinerari caratterizzati da una maggiore lunghezza e da uno sviluppo in prevalenza su strade asfaltate di scarso traffico e strade bianche, è possibile l’utilizzo di mountain bike o biciclette.
Gli itinerari del Parco, immersi nel silenzio delle colline, sono accomunati da un livello di difficoltà mai eccessivo e da una discreta varietà di ambienti: i Cammini Lancianesi, Terre Carricine e il Sentiero dei Gessi/Monti Frentani; si tratta di itinerari rurali che dalla città portano alla campagna, tra sentieri, uliveti, bellezze naturali e agriturismi e artigianato locale e anche una passeggiata a cavallo, con la Maiella in lontananza. Il Museo Archeologico, inaugurato nel 2006, è ubicato al primo piano della moderna struttura museale realizzata in prossimità dell’Acropoli che, a pianterreno, ospita il Museo sulla Storia e Trasformazione del Paesaggio. Accoglie tutto il materiale archeologico rinvenuto nell’intero territorio dei Carecini Infernates ed è articolato in quattro nuclei tematico-espositivi: intorno a Iuvanum, culti degli dei, la vita quotidiana, il lapidario. Il Museo della storia e trasformazione del paesaggio è un museo che attraverso pannelli descrittivi e strumenti dell’antica vita contadina offre un interessante percorso etno-storico alla comprensione di come l’uomo fin dai tempi più remoti abbia interagito con il paesaggio che lo circonda.
L’Area Sacra dei Templi Italici di Schiavi d’Abruzzo, situata in località Colle della Torre, è un santuario sannita del II secolo a.C. Gli edifici sacri, compreso l’altare, sono posti su un’area terrazzata, con un podio e una gradinata frontale incassata nella struttura, sostenuta da un muraglione. Il sentiero dei Carricini tocca alcuni luoghi un tempo abitati dai Carricini, una delle quattro tribù che formavano il gruppo etnico sannitico, snodandosi all’interno di due aree SIC (Siti d’Interesse Comunitario), quella di Pennadomo – Torricella Peligna e quella del Bosco Paganello. Un territorio contraddistinto da un patrimonio naturalistico, storico e culturale unico e che include quattro borghi del Sangro Aventino: Civitaluparella, Montenerodomo, Pennadomo e Torricella Peligna. Il sentiero, da percorrere a piedi, in mountain bike o a cavallo, ha una lunghezza complessiva di 20 km.
A CAVALLO
Esperienze a cavallo che si possono prenotare nel maneggio La Guardata, unendo il piacere della cavalcata al panorama e la natura circostante. Anche nella Valle del Tirino è possibile il trekking a cavallo con splendide viste panoramiche, con degustazione di un aperitivo da “cavaliere” a base di vino e specialità locali nei pressi del belvedere del Fiume Tirino. Questo gioiello naturalistico racchiude al suo interno anche notevoli bellezze storico-artistiche, testimonianza di una storia ormai millenaria, tanto da essere stata inserita nel territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso. L’escursione a cavallo, infatti, sarà resa ancora più interessante dalla visita alla bella, altera ed isolata chiesa medievale di San Pietro ad Oratorium, a pochi passi dal fiume.
Il Sentiero dei gessi partendo da Dogliola ha una lunghezza di 16 chilometri ma arriverà a 36 passando per Fresagrandinaria fino a Lentella. Fresagrandinaria è un piccolo paese dell’entroterra abruzzese a 15 km da San Salvo, a 20 minuti dalla costa adriatica e a meno di un’ora dalle alte vette dell’Appennino centrale, dove gli abitanti tramandando le tradizioni, gli usi e i costumi della vita tipica dei borghi, con i ritmi scanditi dalle stagioni e dalla natura.
La “selvaggia” Valle del Treste è delimitata dai boscosi versanti dei Monti Frentani ed è composta dalla bassa Valle il cui paesaggio è annovera prevalentemente basse colline argillose coltivate o incolte, dalle quali emergono di tanto in tanto rocce gessose; la media Valle caratterizzata da un aspetto più incassato dove a farla con i fitti boschi di querce che solo nella parte sommitale delle colline lasciano il posto a campi coltivi spesso terrazzati a causa dei ripidi versanti; l’alta Valle il cui paesaggio è composto dall’alternarsi di boschi misti di faggio e cerro a estese radure erbose che rivestono interi versanti dei monti che dominano la valle. Dal punto di vista climatico, a dispetto della sua posizione prossima alla costa dove insiste la regione biogeografica Mediterranea, con clima quindi caratterizzato da estati calde e secche e da inverni freddi e umidi, la Valle del Treste per la sua conformazione orografica complessa presenta estati più fresche e ventose delle valli circostanti.
LA NATURA
Queste condizioni atmosferiche ed ambientali influenzano profondamente la vegetazione del territorio determinando una composizione floristica varia ed eterogenea che insieme alle importanti specie faunistiche che vi risiedono hanno dato una spinta determinante per l’istituzione del SIC “Monti Frentani e fiume Treste” oggi volano del progetto di valorizzazione turistica ed ambientale della Valle. La Valle del Treste è attraversata anche dai famosi tratturi, le antiche “autostrade” utilizzate dai pastori per effettuare la transumanza, che consisteva in una sorta di migrazione annuale dove le greggi venivano spostate dai verdi prati montani dove pascolare in estate, al tavoliere delle puglie dove invece trascorrevano l’inverno. Antichi mulini comunali, santuari, grotte, storie di santi e briganti che ancora oggi si sentono nei racconti degli anziani e che vengono rievocati sottoforma di sagre e feste popolari.
Cultura e natura, a San Buono si trova l’imponente Quercia del Vallone, considerata la più antica d’Abruzzo, una roverella ultra-millenaria (si dice abbia 1200 anni) che misura oltre otto metri di circonferenza, risultando la quercia di maggiori dimensione di tutta la regione Abruzzo. Totalmente cava al centro fu anche dimora di uno dei briganti più famosi Pomponio che dopo l’unificazione d’Italia si batteva contro il nuovo Stato Italiano, nel controverso periodo storico del “brigantaggio-resistenza”.
Nell’area montana Roccaspinalventi è installata la panchina gigante, la numero 226 del circuito che ha preso il via nel 2010 in Piemonte dal designer Chris Bangle. Dai 1060 metri di Roccavecchia, si può ammirare il panorama, con lo sguardo che nelle giornate serene arriva fino alle Tremiti, salendo sulla grande panchina azzurra, da cui, secondo l’intenzione del suo ideatore, si può tornare a guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Flora e fauna: oltre a orsi e lupi l’Abruzzo annovera nella sua fauna il Nibbio reale che è presente e nidificante nell’area meridionale della regione, è stata censita una popolazione di 270 individui.
A TAVOLA
La pizza scima è uno dei piatti più rappresentativi della cucina abruzzese. La si può mangiare da sola o accompagnandola ad un antipasto di salumi e formaggi. È un’ottima sostituta del pane con il suo sapore semplice. La pizza scima, detta anche azzima per la mancanza di lievito nell’impasto, ha origini lontane. Sembra infatti che siano state le comunità ebraiche presenti in Abruzzo intorno al 1600 a portare la ricetta nella zona di Lanciano e della Costa dei Trabocchi. Poi l’usanza è stata acquisita dalla popolazione contadina di tutta la regione. Complice la semplicità degli ingredienti è il piatto povero per eccellenza della cucina abruzzese.
Il salsicciotto frentano si prepara con tagli magri pregiati: prosciutto, spalla, lombo e capocollo e la parte grassa non supera mai il 10-20% del totale. Le carni sono macinate a grana media e conciate con sale e pepe: l’unica spezia impiegata nella concia, in grani interi o spaccati. L’impasto è insaccato in budello naturale. Se ne ottiene un salame di circa 25 centimetri che viene lasciato riposare alcuni giorni. Dopo il quinto, sesto giorno lo si sottopone a pressatura sotto grandi tavole in legno fino a fargli assumere la forma di un piccolo parallelepipedo irregolare. Questa è la sua caratteristica peculiare.
La Ventricina del Vastese è un insaccato pregiato dalla lunga stagionatura con storia e lavorazione peculiare, preparato con le parti più nobili del maiale tagliate a punta di coltello, in pezzi di grana grossa conditi con sale, peperone dolce e piccante e fiore di finocchio.
Il salsicciotto di maiale al Peperone dolce di Altino e è prodotto a partire da parti nobili di maiale, speziato con pepe nero e peperone dolce di Altino, legato a mano e pressato con tradizionali metodi contadini.