Cose turche, le serie tv che ci hanno tolto il senno.
Che ci fa una rubrica dedicata alle dizi su un magazine come Food and Travel Italia? In effetti, di primo acchito, potrebbe sembrare fuori luogo. Ma solo apparentemente, come scoprirete se avrete il piacere di seguirmi in questa rubrica nata nel giro di due minuti per rispondere alla “chiamata alle armi” del mio editore a cui spesso temo di aver fatto una testa così, raccontandole degli attori e delle serie televisive girate lungo le sponde del Bosforo e dintorni. Le dizi, appunto.
“Che ne pensi di raccontare questa tua passione, ma a modo nostro?”.
Detto fatto.
Eccomi qua a scrivere di una passione che in verità ha contagiato milioni di persone in tutto il mondo, Italia compresa. Una follia, a ben guardare, che ci ha tolto il senno, oltre che il sonno. Talvolta anche la fame. Inutile dire, infatti, che ci si “ammala” inesorabilmente di binge watching anche in versione notturna: intere nottate passate a vedere come va a finire…Che poi ‘sti turchi sono abili a piazzarti proprio sul finire di bölüm (episodio, per i neofiti) il classico colpo di scena che ti induce – obbliga, proprio – all’ennesimo “giusto un altro, poi chiudo”. E se consideriamo che spesso una serie completa è fatta di molti episodi – e intendo proprio assai: cinquanta, sessanta, ottanta… – di due ore e passa l’uno, fare l’alba è un attimo.
Insomma, cose turche sono quelle che fa una vera dizi addicted: nutrirsi con poco per non perdere tempo prezioso, avvicinandosi ai fornelli lo stretto necessario per sfamare i familiari, per esempio. Ma a questo proveremo a rimediare con questa rubrica, nella quale ci divertiremo a suggerire il piatto giusto da “abbinare” a una serie o a un personaggio. Come si fa con un buon vino!
(Engin Akyürek. Dal profilo della serie Adım Farah)
Cose turche, anzi folli
Per amore di verità, occorre dire che la lista di cose turche è decisamente lunga e man mano che passa il tempo si arricchisce sempre più. Qualche esempio di cui sono testimone? Iscriversi a un corso di lingua turca; cercare compulsivamente notizie sui nuovi beniamini orientali; guardare le puntate in lingua sulle tv turche spesso senza capirci nulla; programmare il dentista in base ai giorni di messa in onda delle puntate; trovare le scuse più improbabili per saltare piscina, palestra e serate con gli amici per seguire in diretta i nuovi episodi; riguardare per n volte la stessa serie; iscriversi a tutti – ma proprio tutti – i social per non perdersi nessuna novità; fare incetta di libri sulla Turchia e sulla cultura anatolica; acquistare i classici bicchieri a tulipano per il çay, leggasi tè, che i turchi bevono praticamente a ogni ora; scandagliare il web alla ricerca di ristoranti turchi nei paraggi di casa per organizzare cene a tema…
Ma anche: prendere un aereo per andare a Istanbul sul set delle serie in corso, prendere un aereo per andare a Istanbul al firmacopie del tuo attore preferito se è anche uno scrittore, prendere un aereo per Istanbul e partecipare a uno dei tanti tour nati intorno alle case delle serie più famose, prendere un aereo per Istanbul o per qualunque località anatolica che sia stata immortalata da un film o da una serie tv. Prendere un aereo e partire, insomma. Già, perché le serie turche sono diventate uno dei principali motori di crescita del turismo in Turchia.
Guardi una dizi e ti viene voglia di partire immediatamente sognando di ritrovarti col naso all’insù ai piedi della Torre di Galata, di affacciarti sul Bosforo, di attraversare il Ponte dei Martiri del 15 luglio, di ammirare la Torre della Fanciulla, di passeggiare per le strade di Izmir, Muğla, Mardin, Gaziantep…Meccanismo psicologico ed emotivo che moltiplicato per milioni e milioni di amanti del genere in tutto il mondo lascia immaginare l’equazione numerica che ne deriva. Le cifre riportate da decine di pubblicazioni accademiche non lasciano spazio a interpretazioni. Di fatto, la Turchia ha messo in piedi una vera e propria industria cinematografica, con conseguente crescita del numero delle produzioni ma anche della qualità di sceneggiatura, regia, fotografia, recitazione, scenografia… Basti dire che la Türkiye è oggi tra i primi cinque giganti dell’esportazione di serie tv, insieme a USA, Francia, Regno Unito e Corea del Sud.
Il segreto del successo
Ma qual è il segreto di questo successo? Un po’ il sapore nostalgico di valori che oggi sentiamo sbiaditi, il folklore esotico di tradizioni altre, il fascino di usanze che ci ricordano i tempi andati, ma anche l’amore struggente raccontato alla maniera di Brontë e Austen, la bellezza dei luoghi, le storie intense e avvincenti, il linguaggio cinematografico, i temi universali come famiglia, amicizia e amore…
E ce n’è per tutti i gusti, spaziando i generi dalle epopee storiche al dramma, dalla commedia al poliziesco, dall’azione alla denuncia sociale. Nei casi più felici, dove regia e recitazione fanno la vera differenza, anche la scrittura non è affatto banale, e se poi si aggiungono una colonna sonora e una fotografia studiatissime, ecco spiegato il fenomeno delle “Cose Turche”. Arrivato, dunque, anche da noi, dopo aver conquistato letteralmente il mondo. Nel 2014 per la prima volta i turchi varcano la soglia degli International Emmy Awards di New York, gli Oscar della TV, con la nomination come miglior attrice a Tuba Büyüküstün per “20 Dakika” -20 Minuti, seguita l’anno successivo da Engin Akyürek, primo turco ad arrivare in finale come miglior attore, suo partner in “Kara Para Aşk”, serie in parte girata anche in Italia che detiene il record di longevità e di permanenza su Netflix (in Italia col titolo Black Money Love).
(Tuba Büyüküstün per le vie di Roma in Black Money Love. Dal profilo Instagram dell’attrice)
Due apripista formidabili per ciò che avverrà di lì a poco con la vittoria di Kara Sevda (Amore Nero, 2017), di Şahsiyet (Persona, 2019 premio ad Haluk Bilginer come miglior attore) e ultimissima, a novembre scorso, della serie Yargı, che a breve dovrebbe sbarcare su Canale 5 col nome di “Segreti di famiglia”.
(Una parte del cast di Yargı agli Emmy, al centro gli attori Pınar Deniz e Kaan Urgancıoğlu. Dal profilo Instagram del Premio)
Le dizi in Italia
Perché anche in Italia cresce il pubblico delle dizi, grazie ai gruppi e canali social che stanno letteralmente spopolando e alle piattaforme in streaming dove da anni ormai è possibile guardare film e serie in lingua con sottotitoli. Anche i canali generalisti hanno iniziato ad affacciarsi sul Corno d’Oro: nel 2016 su Canale 5 è andata in onda la prima dizi doppiata, “Cherry Season” – La stagione del cuore, ottenendo un successo che ha di fatto aperto la strada ad altri lavori, da “Bitter Sweet” – Ingredienti d’amore a “Daydreamer” – Le ali del sogno, da “Terra Amara” a “My Home My Destiny” a “La ragazza e l’Ufficiale”, che hanno reso popolari anche da noi diversi attori, fra tutti Can Yaman – ormai di casa in Italia – e Demet Özdemir, incoronata a Venezia 2023 come “Miglior attrice internazionale” dal Premio Kinéo.
(Demet Özdemir a Venezia. Dal profilo Instagram dell’attrice)
Certo, considerato il numero delle produzioni realizzate, molte di alto profilo, c’è ancora tantissimo che il pubblico italiano aspetta di vedere per godere di questa forma d’arte tanto universale quanto popolare, che trascende culture, lingue e confini. A cui è dedicata questa rubrica.
Gioco a carte scoperte però. Nessuna velleità di critica cinematografica in questo mio personalissimo viaggio che parte, per poi tornare a più riprese, da un attore in particolare che apprezzo particolarmente. Vabbè, sono ancora più sincera: sono una sua fan. Grazie a lui, a Engin Akyürek, ho scoperto questo universo parallelo: il fantastico mondo delle dizi. Che proverò a raccontarvi. A “modo nostro”.
E allora kolay gelsin a me. E a voi che mi leggerete 🙂