Dalla pianura al mare c’è un lembo di terra, in Piemonte, che si crede non perderà mai il suo intenso fascino turistico.
Non l’ha fatto per oltre mille anni, da quando, cioè, il Medioevo ha conferito a questo angolo paradisiaco, già punto cruciale di insediamenti ancora più antichi, una ricchezza di storia e personaggi da riuscire ad innescare il mito. Una leggenda che percorre tante strade e attraversa una miriade di piccolissimi borghi incontrando boschi, vigne, seminativi, rii e una varietà di colori e coltivazioni.
Un paesaggio mozzafiato così comodo da raggiungere, nel pieno centro del triangolo che unisce Milano, Torino e Genova, eppure così tremendamente autentico e lontano dalle trasformazioni edilizie e dai vezzi più commerciali. Il suo nome è Monferrato, una terra dai confini incerti nella storia di ieri così come in quella di oggi nella quale, incurante dei confini provinciali, si insinua fra l’alessandrino, l’astigiano ed altre aree limitrofe. Un Monferrato che è “alto” quando i colli si fanno più irti verso sud e diventa “Basso” quando i rilievi si abbassano, verso nord, fino ad incontrare il Po e abbracciare la pianura vercellese. Volti differenti ma appartenenti ad una terra comune, unita dal suo leggendario fondatore, Aleramo, la cui stirpe raggiunse queste lande poco prima dell’anno Mille proveniente da regioni dell’Europa Centrale.
L’esistenza di Aleramo viene fissata in un luogo di collegamento fra l’Alto e il Basso Monferrato, a Sezzadio dove la “longobarda” Abbazia di Santa Giustina viene ritenuto il luogo di inizio della casata aleramica, come la stessa penna di Giosuè Carducci ha voluto incidere sul suo volume “Cavalleria e Umanesimo”. E oggi tornare alle origini immaginando la vita medievale sotto la severa e suggestiva facciata dell’antica chiesa che, come il complesso, si narra sia stata costruita a seguito di un miracolo avvenuto durante un viaggio di re Liutprando, verso l’anno 722. Il mito di Aleramo ci porta nel Basso Monferrato, sui passi della sua lotta alle scorribande saracene che infestavano la zona nel decimo secolo. C’è infatti un luogo che porta, scolpito nel suo nome, la traccia di questa leggenda: le “Grotte dei saraceni”, nel territorio di Ottiglio, che sorgono a breve distanza dall’incantato borgo di Moleto, una manciata di case padronali magnificamente conservate nella locale pietra da cantone, immerse in un silenzio cosmico di una località il cui nome viene fatto risalire proprio al passato arabo. Gli amanti del mistero gradiranno sapere che qui si narra di un tesoro ricercato da mille anni: il bottino che i saraceni avrebbero accumulato durante le loro razzie e qui nascosto.
Dalla storia al mito, dal fascino dello sconosciuto al volto romantico di questa terra che, nel panoramico paese di Coniolo, a pochi passi da Casale Monferrato, regala un sito unico nel suo genere: un Belvedere pronto per dichiarazioni d’amore con tanto di rose fresche e già recise a disposizione per suggellare momenti indimenticabili. Fiori contenuti in un’apposita vetrinetta sempre rifornita per gli innamorati di passaggio, con l’avvertimento di procedere all’apertura “solo in caso di vero amore”. Un luogo da raggiungere in momenti quieti, per apprezzare indisturbati lo spettacolo delle vicine risaie allagare in primavera… o da visitare quando Coniolo, nel mese di maggio, diventa capitale del florovivaismo con la grande mostra di notorietà nazionale denominata Coniolo Fiori e inserita nella rassegna di territorio “Riso & Rose”. Dal’Alto al Basso, il Monferrato non è avaro di richiami gastronomici per accompagnare le visite a siti storici, leggendari o romantici. E la primavera rappresenta un’esplosione di opportunità. Se salumi, vini, agnolotti e pane (la tradizionale “grissia”) sono fra le tipicità più famose, vi sono anche alcune chicche: la prima gustosa frutta di stagione (come le fragole), che cresce nella verdeggiante Valcerrina o le ciliegie celebrate nella festa di Cereseto. Senza dimenticare l’assaggio dell’olio del Monferrato, rare gocce di extravergine di oliva che viene prodotto in quantità limitate da ulivi arroccati sui ripiani più riparati e soleggiati. Un pezzo di Sud in un Piemonte che si protende verso il mare.